Storia

“Molti caratesi nel 1915-18 parteciparono alla Grande Guerra con il cappello alpino in testa: parecchi furono sull’ Adamello coi leggendari sciatori del capitano Calvi. Alcuni di loro già conoscevano e amavano la montagna, la maggior parte però erano pacifici contadini che, chiamati a fare il soldato, erano stati mandati lassù. Certamente l’inizio per loro non sarà stato facile, poi cominciarono ad abituarsi e a trovarsi a loro agio. La stoffa dei contadini brianzoli era adatta per farne dei montanini tenaci ma anche gioviali, in alternativa alla proverbiale asprezza del montanaro puro. baita.jpgNacque così una nuova razza di alpini, quella brianzola, più simile alla veneta che alla piemontese per giovialità, ma che da tutti e due nulla aveva da imparare per tenacia e per coraggio. Finita la guerra, tornarono al paese, nelle loro famiglie: ritrovarono gli antichi affetti e cercarono di dimenticare i sacrifici e i pericoli passati dedicandosi al loro lavoro.Ma nella loro memoria era sempre presente il ricordo indimenticabile della montagna, con le sue cime innevate, i grandi boschi dai gelidi torrenti, i canti la sera negli accantonamenti, le ragazze dei paesini di fondo valle dove scendevano per le provviste e a riposare quando avevano il cambio; tutte quelle cose cioè che la guerra con la sua spietata crudeltà e i suoi pericoli non aveva loro permesso di gustare, ma che avevano imparato ad amare. Mandati sui monti per fare la guerra, ne erano discesi uomini di pace con il desiderio di ritrovarsi tra loro per ricordare quei giorni, quei luoghi, gli amici rimasti lassù, per ritornarci e trovarvi il silenzio e la serenità della pace ritrovata. Con questi presupposti nel marzo 1930 nasceva il Gruppo Alpini di Carate Brianza affiliato alla Sezione di Monza.” Con queste parole lo storico caratese alpino Germano Nobili raccontava la nascita del Gruppo alpini di Carate sul volume edito in occasione dell’inaugurazione della Baita, sede del gruppo, avvenuta il 5 luglio 1987.